Dal libro "La grande cavalcata" di Giancarlo Pretini.
La prima parte racconta di Lipizza e dei sui bianchi cavalli mentre in questa seconda l'autore descrive la Scuola di Equitazione Spagnola di Vienna.
Ovviamente, essendo il libro stato stampato nel 1984, alcune cose possono essere diverse oggi, però mi piace immaginarla con il fascino che trasmettono le parole di questo capitolo. Chissà se un giorno....
La "Cavallerizza" di Vienna
La "Scuola di equitazione
spagnola" di Vienna è legata a filo doppio con Trieste, poiché
Vienna era la capitale dell'Impero Austro-Ungarico e perché da
Lipizza, posta appunto nel territorio di Trieste, vi affluivano i
suoi meravigliosi cavalli.
Quella Scuola è del resto anche
intimamente legata al circo, e non è di certo una profanazione,
perché essa resta, dopo secoli di attività continua, l'unico posto
dove ancora si coltiva in modo organico l'Alta Scuola di Equitazione,
certamente con la ferrea disciplina dei regolamenti militari. Sarà
bene ricordare ancora una volta che il circo è nato proprio da un
sottufficiale di cavalleria, l'inglese Philip Astley che a Londra, in
un maneggio circolare, nel 1768, presentò per la prima volta a
pagamento gli esercizi equestri e di alta scuola che aveva appreso e
perfezionato sotto le armi. Quindi si può dire che le esibizioni
alla "Cavallerizza" di Vienna sono in fondo manifestazioni
circensi allo stato puro, così come lo erano agli inizi. E forse è
l'unico esempio di uno spettacolo che ha conservato nel tempo la sua
matrice iniziale incontaminata e che si può ancora godere dal vivo.
Più volte alla settimana e per dieci mesi all'anno, nel maneggio
d'inverno, a fianco dell'ex Palazzo Imperiale di Vienna, i cavalli
Lipizzani si addestrano e spesso vengono date esibizioni complete "in
dressage". In questa grande sala rettangolare, gemma
dell'architettura danubiana dell'epoca, costruita nel 1735, accorrono
a migliaia i turisti ed è una festa degli occhi ammirare le
evoluzioni perfette, sincrone fino allo spasimo, di questi cavalli
bianchi , accostati alle redingotte nere dei cavalieri, mentre
suonano le note del “Bel Danubio blu" di Strauss .Quadriglie,
passi di parata e arie alte, una sinfonia di movimenti di cavalli, di
colori e di musica. E all'esterno una lunga centinaia e centinaia di
spettatori che aspettano il loro turno per entrare. Un successo di
pubblico e di cassetta (il costo del biglietto è alto), da far
invidia ai nostri chapiteaux.
Qualche cosa viene fatto ogni giorno
anche a Lipica, nel nuovo maneggio olimpico coperto (65 x 20 m.),
anche se in forma meno solenne; ma è sempre una gioia profonda
ammirare i miracoli di questi cavalli bianchi.
La scuola militare di equitazione di
Vienna si chiama "spagnola'' perché, fino dall'inizio del 1600,
usava "moreni" dì sangue arabo importati dalla Spagna, ma
l'Alta Scuola che vi si insegna è di origine napoletana, dei tempi
in cui questa parte d'Italia faceva parte dei domini spagnoli.
Le "arie basse" , le "arie
alte" e le principali figure sono state codificate nel 1550 da
Federico Grisone (Federico Griso), in base agli insegnamenti del
Conte Pignatelli che agiva nell'Accademia Napoletana di Equitazione,
databile al 1535, sotto i Borboni. “Gli ordini di cavalcare"
è stato il primo libro di valore stampato sull'equitazione; tradotto
poi in molte lingue. Solo agli inizi del '600 appariva in francese
l'altro celebre libro sull'equitazione, opera di Salamon De La Bruce,
sempre basato sugli insegnamenti del Pignatelli, di cui era stato
allievo. Ed ecco perchè è radicato l'uso per i giochi equestri e
per i cavalli, di adoperare termini francesi, data la grande
affermazione e il grande successo del circo equestre in Francia, fin
dalla fine del '700.
Le "arie basse" sono le
figure fatte a terra e che tecnicamente, in un mondo dove il cavallo
è diventato raro ed è stato soppiantato dalle macchine a motore,
hanno ormai nomi incomprensibili per il grande pubblico. Nei nostri
circhi si preferisce presentarle con il nome dei ballabili. I cavalli ballano infatti il valzer, la polka,
il cha-cha-cha.
Le "arie alte,' sono quelle che
vedono il cavallo staccarsi da terra e saltare immaginari ostacoli.
Esse si possono vedere solo in circhi specializzati nell'impiego dei
cavalli, dove ci siano dei "dresseurs" appassionati e molto
capaci. Infatti un cavallo normalmente può fare una sola figura alta
ed è impossibile mantenere oggi un cavallo in un circo per soli
pochi secondi di spettacolo, a parte le difficoltà estreme della
riuscita degli esercizi. Qualcosa si è potuto vedere nei circhi dei
Togni e in particolare nell'Americano, dove è rimasto
quell'impareggiabile ammaestratore e amante dei cavalli che è
Ferdinando Togni, purtroppo già molto avanti negli anni.. Per il
resto, attualmente si possono vedere begli esercizi al circo Knie
svizzero e in quello francese dei Gruss; raramente forse in qualche
altro. Il “Cirque Gruss à l'Ancienne" , un vero gioiello nel
suo genere, è stato ospite per poche presentazioni in Campo S.
Angelo, nel 1981, in occasione del rinnovato Carnevale di Venezia.
Un'altra attrazione che ha un aggancio
concreto con Trieste, per 1' origine dei cavalli che impiega, e cioè
sempre i Lipizzani, è il citato Carosello Storico dei carabinieri.
Anche per questo famoso Carosello, non è una dissacrazione dire che
la manifestazione è cara al mondo del circo, perchè è compendio,
anche se con uno scopo più esaltante, di tutti i lavori equestri e
le pantomime di cavalleria che venivano presentate una volta proprio
nei circhi-
Il “Carosello" è stato
presentato a Trieste, all'ippodromo di Montebello negli anni 1962,
1965, 1968. A Udine nel 1972 e l'ultima volta (a Campoformido) nel
1981.
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