Federico Caprilli
nacque a Livorno l'8 aprile del 1868, in un'agiata famiglia
borghese. Fin da ragazzo dimostrò di avere un carattere fiero e
ardimentoso.
A soli 13 anni, nel
1881, fu ammesso al Collegio Militare di Firenze. Inizia così la sua
formazione militare.
Nel 1883 fu trasferito
al nuovo Collegio Militare di Roma, dove risiedeva anche la sua
famiglia.
Nel 1886, a 18 anni,
riuscì ad entrare nell'Accademia militare di Modena come allievo
nell'arma di cavalleria anche se rischiò di essere scartato a causa
del suo fisico ritenuto non idoneo al servizio. Era alto un metro e
ottantatré ma aveva un busto piuttosto lungo rispetto alle gambe.
Nel 1888, a 20 anni, fu
nominato Sottotenente e fu mandato a frequentare il corso di
equitazione alla Scuola di Cavalleria di Pinerolo. Incredibilmente,
sia a Modena che a Pinerolo, uscì dai corsi con un giudizio
mediocre, nonostante la sua dimostrata passione e la voglia di
imparare. Forse già sentiva avversione verso un sistema di
equitazione che riteneva non adatto all'addestramento militare.
Terminati i corsi
raggiunse il suo Reggimento a Saluzzo e libero di montare senza
istruttore si sbizzarriva in lunghe galoppate in campagna. Cominciò
a partecipare a gare ippiche, che consistevano i prove di salti in
elevazione ed in estensione all'interno di recinti delimitati.
Il primo successo lo
ottenne nel 1890, con un cavallo irlandese di nome Sfacciato,
successivamente nel 1893, a Roma, vinse una gara di elevazione
saltando un metro e 40 tra lo stupore degli spettatori.
Proprio grazie ai suoi
successi sportivi, nel 1891, tornò a Pinerolo per frequentare il
Corso Magistrale, dove lavorò agli ordini del famoso Cavalier
Paderni. Quest'ultimo era un ex ufficiale assunto come istruttore
civile di equitazione, era un cavaliere di campagna, montava non solo
in maneggio ma anche all'aperto, praticando il sistema
dell'equitazione di scuola. Caprilli apprezzò e ammirò il suo
istruttore per il suo metodo e uscì dal corso Magistrale come
secondo classificato.
Nel 1892, frequentò un
corso di equitazione di campagna a Tor di Quinto. Si era diffusa la
necessità di uscire dai maneggi e dai vecchi schemi di
addestramento, di insegnare una equitazione più semplice, più
adatta a percorrere la campagna e superare gli ostacoli naturali che
si incontravano. In quegli anni, Caprilli lavorò senza tregua,
montando moltissimi cavalli ogni giorno.
Nel 1894 diventò
istruttore a Tor di Quinto. Già molte cose erano cambiate negli
insegnamenti: il filetto aveva preso il posto del morso che rendeva
i cavalli meno disponibili e ribelli, era cessata la prescrizione di
dare l'aiuto, arretrare molto il busto e sostenere il cavallo quando
stava per spiccare il salto, ritraendo le mani indietro. Si era
capito che quel sistema era un martirio per la bocca e le reni del
cavallo.
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Il salto prima di Caprilli |
Perciò si cominciò a saltare tenendo le mani ferme e basse
ma il busto ancora fortemente inclinato indietro. Ancora però il
cavallo non era libero nell'incollatura, nella bocca e nelle reni e,
sebbene in minor misura, era ancora soggetto a dolori . A causa di
queste sofferenze i cavalli rifiutavano i salti o scartavano.
Caprilli, aveva capito la causa di questi rifiuti e studiava quale
fosse l'assetto migliore del cavaliere e la più giusta posizione
delle mani allo scopo di eliminare ogni sofferenza al cavallo. Ne
derivò la convinzione che il busto del cavaliere dovesse essere
leggermente inclinato in avanti per alleggerire i posteriori, per non
contrastare i naturali cambi di equilibrio del cavallo e per
permettere alla mano di accompagnare agevolmente l'estensione
dell'incollatura.
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Salto Caprilli |
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Nel 1896 fu trasferito
a Nola nel Reggimento dei Lancieri di Milano, dove cominciò a far
applicare i suoi concetti sull'equitazione. Antecedentemente le
reclute dovevano montare con sella senza staffe perdendo così
facilmente l'equilibrio e causando numerose cadute, mentre con
Caprilli le staffe diventarono un elemento basilare per il corretto
assetto del cavaliere. Secondo il metodo Caprilliano, durante il
salto, il cavaliere deve uscire dal fondo della sella prendendo un
appoggio fermo sulle staffe, che vanno accorciare e calzate tenendo
il tallone basso, chinare il busto in avanti seguendo con le braccia
l'estensione dell'incollatura. In questo modo il cavaliere si fonde
con il cavallo e gli permette libertà di movimento, libertà
indispensabile al cavallo per mantenere o ritrovare il naturale
equilibrio in ogni situazione.
Nel 1898 il Reggimento
si trasferì a Parma e qui Caprilli organizzò il primo campo
ostacoli reggimentale in Italia e intensificò i suoi esperimenti.
Intanto, insieme ad un
gruppo di abili cavalieri formatisi proprio a Parma, Caprilli
primeggiava nei vari concorsi ippici in Italia.
Nello stesso anno vinse
una gara di elevazione superando il metro e sessanta, con Bagongo, e
nel 1901 ne vinse un'altra con Vecchio, superando il metro e
ottantacinque.
Nel 1901 fu promosso
Capitano in Genova Cavalleria e diventa un modello per la disciplina
e l'addestramento equestre. Ormai i suoi principi si stavano
diffondendo e il cedere le redini era un cardine della nuova
equitazione.
Nello stesso anno la
Rivista di Cavalleria pubblica nei numeri 1 e 2 il primo scritto di
Caprilli “Per l'equitazione di campagna” e "Due altre parole sull'equitazione di campagna". E' una specie di
manifesto nel quale il geniale innovatore condensa le sue idee
rivoluzionarie in tema di equitazione militare, di insegnamento, di
addestramento, di impiego del cavallo verso e sul salto. Nella storia
dell'equitazione non è mai stato pubblicato alcunché di così
innovativo rispetto alla pratica corrente. Tutto è nuovo, mai detto
prima con tanta chiarezza e con tanta determinazione.
Da questo
articolo deriva la bozza del nuovo Regolamento di esercizi per la
cavalleria.
Nel 1902 partecipò al
concorso ippico internazionale di Torino ma non conseguì il successo
che avrebbe meritato. Fu il primo classificato tra i cavalieri
italiani, vinse una gara di estensione superando i sei metri e
cinquanta, ma non superò nell'elevazione un metro e settanta. Poco
dopo, in una gara fuori concorso, batté il record mondiale superando
i due metri e otto.
Sempre nel 1902 scrive per la Rivista di Cavalleria gli articoli "Sul nuovo regolamento d'equitazione" e "Una replica"., nei quali riconosce i giusti cambiamenti fatti al regolamento d'equitazione, come frutto di un lavoro comune atto a rendere più pratico e produttivo l'insegnamento, ma ribadisce l'importanza di semplificare ancora l'istruzione, di abolire il superfluo anche nelle parole.
Questi articoli, assieme agli altri due dell'anno precedente, sono gli unici scritti ufficiali del Caprilli. Altri due articoli, uno sul concorso ippico di Roma del 1902, l'altro in cui parlava degli scopi che dovrebbero avere i concorsi ippici, scritto nel 1905, non vennero mai pubblicati dalla Rivista di Cavalleria, forse perchè avrebbero provocato troppe polemiche al tempo non desiderate. Tutti questi scritti di Caprilli, editi e inediti, assieme ad una dettagliatissima biografia sono contenuti nel libro "Caprilli: Vita e Scritti" (1906) scritto dal suo amico, nonchè allievo a Pinerolo, l'ufficiale Carlo Giubbilei.
Un bel libro che merita di essere letto!
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Caprilli al concorso di Torino nel 1902 |
Nel 1904 fu trasferito
a Pinerolo, dove formò schiere di brillanti cavalieri e valenti
istruttori.
Nel 1905 ebbe
l'incarico di addestrare un gruppo di ufficiali, italiani e
stranieri, tra cui il Capitano Giubbilei. Il sistema di equitazione
che egli insegnava era ormai perfezionato, era un istruttore molto
pignolo ma anche molto paziente e garbato. Insisteva nel pretendere
la giusta lunghezza della staffatura, i talloni bassi, le suole
rivolte i fuori, la calzatura corretta delle staffe, la gamba
naturalmente cadente, il busto inclinato in avanti e l'elasticità
dei polsi per assecondare tutte le andature del cavallo mantenendo un
appoggio leggero.
Nel 1906 si trasferì a
Tor di Quinto per continuare il corso con i suoi allievi ufficiali
cominciato l'anno precedente a Pinerolo.
Nel 1907 vinse a Roma
il primo premio del primo campionato del cavallo d'arme disputato in
Italia. Fu questo l'ultimo trionfo del grande cavaliere.
Nell'ottobre dello
stesso anno tornò a Pinerolo per iniziare un nuovo corso ma il 5
Dicembre, trottando con un morello sulla neve per le vie di Pinerolo,
improvvisamente cadde arrecandosi una tremenda frattura alla nuca.
Perse conoscenza e morì il mattino del giorno seguente all'età di
soli trentanove anni.
Sulla causa della sua
morte furono fatte molte ipotesi: si parlò di un malore, le sue
condizioni di salute negli ultimi mesi non erano ottimali tanto che
aveva preparato anche un testamento, si parlò di un attentato
organizzato da qualche marito tradito, Caprilli era un uomo
estremanente affascinante e bello, corteggiatissimo dalle donne e non
era propriamente insensibile ai piaceri così generosamente
offerti..., ma forse semplicemente si trattò di una caduta
accidentale, il cavallo, per qualche motivo, si spaventò e con un
improvviso scarto lo disarcionò. Il vero motivo della sua caduta
rimarrà per sempre un affascinante mistero...
Sta di fatto che il
Capitano Caprilli è morto nel modo più romantico possibile per un
cavaliere, a cavallo!
Caprilli
con il suo sistema ha rivoluzionato la moderna equitazione: non è il
cavallo a doversi adattare al cavaliere ma viceversa il cavaliere che
si adatta al cavallo, non modificandone l'atteggiamento naturale né
con pieghi, né con andature artificiali, ma piuttosto seguendolo nei
movimenti senza infastidirlo, mantenendo un assetto fermo.
Il
grande rispetto per il cavallo è alla base di quello che fu chiamato
‘Sistema
naturale di equitazione’
Ha
detto: "Per equitazione naturale s'intende quella equitazione che lascia al cavallo prendere il suo equilibrio naturale col nuovo peso del cavaliere e del pacchettaggio, rimanendo in una posizione naturale di collo e di testa. Base di questa equitazione è l'ottenere dal cavallo ch'esso faccia quanto gli si richiede, lasciandolo libero di usare i mezzi che reputerà necessari a compiere quello che da lui si esige, e che il cavaliere impieghi in maniera migliore perché i mezzi della cavalcatura non siano mai ostacolati"