"Noi siamo come nani sulle spalle di giganti, così che possiamo vedere più cose e più lontano di quanto vedessero questi ultimi; non perché la nostra vista sia più acuta, o la nostra altezza ci avvantaggi, ma perché siamo sostenuti e innalzati dalla statura dei giganti ai quali ci appoggiamo"

Bernardo di Chartres,1120

mercoledì 29 ottobre 2014

I grandi maestri dell'arte equestre nella storia

Qui riporto un primo sunto delle mie ricerche fatte sui grandi maestri storici dell'arte equestre.

Si tratta di un semplice elenco, in ordine cronologico, di nomi e nazionalità di cavalieri illustri vissuti in passato, a partite dal 1350 a.C fino alla fine del 1900.
Ad ogni personaggio dedicherò un post consultabile cliccando sul nome.


Nome Data Nazione
Kikkuli il Mitanno 1350 a.C. Assiria Mesopotamia
Senofonte 430-354 a.C Grecia
Federico Grisone 1492-1561 Italia
Cesare Fiaschi 1523-1592 Italia
Giovan Battista Pignatelli 1525-1598 Italia
Claudio Corte 1525 Italia
Salomon de La Broue 1552-1602 Francia
Antonie de Pluvinel 1555-1620 Francia
William Cavendish Duca di Newcastle 1592-1676 Inghilterra
François Robichon de La Guérinière 1688-1751 Francia
Federigo Mazzuchelli 1747-1805 Italia
François Baucher 1796-1873 Francia
Conte Antoine Cartier d'Aure 1799-1863 Francia
Charles Hubert Raabe 1811-1889 Francia
Generale Alexis-François L'Hotte 1825-1904 Francia
James Fillis 1834-1913 Francia
Federico Caprilli 1868-1907 Italia
Generale Decarpentry 1878-1956 Francia
Nuno Oliveira 1925-1989 Portogallo

Le origini delle mie ricerche

In questi ultimi mesi mi sono dedicata alla ricerca e alla scoperta dei testi classici di equitazione. Tutto è nato quando ho capito che il metodo di lavoro insegnato nel mio maneggio era 'diverso' da ciò che ho potuto riscontrare in altri centri equestri. Mi sono trovata veramente spiazzata quando ho voluto mettermi alla prova e verificare la mia preparazione in un'altra scuola, con un altro istruttore, con altri cavalli. E' stato veramente deludente, sono stata criticata praticamente in tutto ciò che facevo. Ora io so di non avere un buon assetto, ho grosse difficoltà ad abbassare bene i talloni (ho anche pensato di romperli e farmeli aggiustare già nella giusta posizione :) ... ci provo ad ogni lezione ormai da 3 anni e ancora non ce la faccio :((( ), però le correzioni più forti le ho avute sull'uso delle redini, quindi delle mani. Senza contare che, sapendo da che scuola provenivo, i giudizi riguardo il medoto seguito da mio maestro non sono stati dei più lusinghieri (questa cosa l'ho trovata veramente poco elegante!!!).
Allora mi sono fatta delle domande:
Cosa sto facendo? Che strada sto percorrendo? Perché la maggior parte delle persone va per una strada diversa?
Ho cercato le risposte partento dal presupposto che ho piena fiducia nel mio istruttore e che quindi dovevo capire il perché la sua tecnica fosse 'diversa' dalle altre, quali fossero i principi sui quali si basa e perché fosse così in controtendenza.
Sapevo che seguiva la filosofia della “Ecole de Légèreté“ (Scuola della Leggerezza) di Philippe Karl, frequenta regolarmente dei corsi, pensavo fossero solo per la sua formazione professionale e che la questione poco mi riguardasse... che stupidità!
Tutti i suoi insegnamenti sono basati su questa filosofia!
Allora ho cominciato a ricercare nel web tutto ciò che racconta in qualche modo di questa "Scuola di Leggerezza" , ho trovato i siti ufficiali, blogs o siti di istruttori che insegnano questo metodo, visionato filmati su youtube, letto interviste varie, insomma un po' di tutto. Ho acquistato il libro di Philippe Karl "Derive del dressage morderno", l'ho letto ormai quattro volte ed ogni volta è una riscoperta. Sì perché più riesco ad accrescere la mia cultura equestre e meglio riesco interpretarlo, è un libro molto interessate ma non è facile per chi non ha una buona preparazione tecnica.
Il principio fondamentale della "Scuola di Leggerezza" è l’assoluto rispetto del cavallo dal punto di vista fisico e mentale (già questo mi conferma che sono nella strada giusta!). Si ispira ai grandi Maestri Classici del passato: La Guérinière, Baucher, L’Hotte, etc.
Un giorno sono andata alla biblioteca per vedere se c'era qualche lettura interessante riguardante l'equitazione e quasi per caso mi sono portata a casa un librone dal titolo "Dizionario Ragionato di Equitazione", l'avevo frettolosamente sfogliato, mi sembrava carino ma non pensavo di avere in mano un'opera d'arte! Si trattava nientepopodimeno che della traduzione italiana datata 1933 del libro "Dictionnair raisonnè d'èquitation", datato 1833, di  François Baucher, grande cavaliere francese, interprete e innovatore dell'equitazione classica. Libro introvabile e dal fascino eccezionale, non solo per i contenuti ma soprattutto per la forma. Un piccolo assaggio l'ho pubblicato in un precedente post "Definizione di Amazzone". Quando lo leggo mi sembra di entrare in un'altra epoca, fatta di cavalieri, dame, cavalli, nobili, scuderie, passioni... ehhhh, semplicemente affascinante!!!!!
Bhe, tornando al dunque,  François Baucher e le sue tecniche tramandate nei sui scritti è l'ispiratore dei principi della "Scuola di Leggerezza". Da qui comincia la mia ricerca dei grandi maestri dell'arte equestre nella storia. Ho letto le loro biografie, alcuni dei loro libri, mi sono imbattuta su siti e blogs meravigliosi dove ho recuperato un sacco di informazioni.
Il percorso è lungo, forse infinito, quindi ho deciso di provare a sintetizzare le informazioni acquisite in questo blog, nel post "I grandi maestri dell'arte equestre nella storia", in modo da fissarle anche nella mia testa e poterle velocemente recuperare per rinfrescare la memoria.
Pubblicherò prima una lista di nomi e relativa epoca storica in ordine di cronologico, che aggiornerò in caso di nuove scoperte, e poi dedicherò un post a ciascuno di questi illustri nomi, riportando i link delle fonti.
Così nulla andrà perso :))))
A presto!

domenica 12 ottobre 2014

La paura e la conoscenza

Tratto dal blog "Le Opere della Cavalleria":

L’equitazione come modo per coltivare l’anima. Dom Duarte e i rimedi contro la paura

"...C’è infatti qualcosa di primordiale e di selvaggio nei potenti istinti che dominano le reazioni emotive del cavallo e che contrasta singolarmente con la sua indole docile e gregaria. Sconcertano i suoi timori apparentemente incomprensibili, opposti a prove inaudite di coraggio... 

La sua mole e la sua forza incutono timore, sebbene basti una mano competente e sensibile a indirizzarne l’impulso generoso... 


Per quanto si possa essere appassionati ed esperti, in ragione di questa ambivalenza, il cavallo ci attrae e allo stesso tempo ci spaventa...


Il grande cavaliere-artista francese Bartabas ha recentemente scritto:

Da parte mia, tutto è cominciato da una fascinazione. Vale a dire da un’ammirazione e allo stesso tempo da una paura. Dalla mia paura di bambino di fronte a questi “mostri” di 700 chili chiamati cavalli, una paura della quale, confusamente, per delle ragioni che ignoro, mi sono detto che dovevo superarla. (BARTABAS, 2012, p. 10)

Il conflitto tra fascino e paura s’annida nell’inconscio d’ogni cavaliere e d’ogni amazzone: ne alimenta la passione ma ne moltiplica anche le inibizioni...

Per Dom Duarte la prima e più importante qualità di un buon cavaliere è la sua capacità di restare solidamente in sella in qualsiasi circostanza – vale a dire il suo assetto – la seconda è proprio il non aver paura di cadere:

Non temere di cadere dall’animale o con lui, mantenendo un’adeguata fiducia in se stessi, nella cavalcatura e nel terreno sul quale si sta cavalcando, in modo da essere in grado di fare qualsiasi cosa sia necessario (DOM DUARTE, 2005, p.18).

Virtù fondamentale, poiché la prima qualità indicata da Dom Duarte è indissolubilmente legata alla seconda. Per quanto fisicamente forti, infatti, non si potrà mai essere davvero solidi in sella se si ha paura. Viceversa, chi si libera delle tensioni provocate dall’apprensione sarà più a suo agio e quindi in migliore equilibrio e nelle condizioni di disporre al meglio delle sue forze:

Un uomo che non ha paura di cavalcare ha la capacità di star solido in arcione, mantenendo una postura che riflette la sua forte volontà e allo stesso tempo esprime quanto lui si senta sicuro (DOM DUARTE; 2005, p. 55)

È certo -  aggiunge Dom Duarte – che ciascuno può migliorarsi e per questo deve impegnarsi se vuole eccellere nell’arte equestre: 

sebbene si dica comunemente che noi non possiamo cambiare la nostra natura, io credo che gli uomini possano immensamente migliorare se stessi, con l’aiuto di Dio, correggendo i loro difetti e aumentando le loro virtù. E ciascuno deve impegnarsi per conoscere meglio se stesso, mantenendo e accrescendo le buone virtù ricevute, riducendo i propri fallimenti e correggendo i propri difetti. (DOM DUARTE; 2005, p. 45)

Due in particolare sono le facoltà che, secondo Dom Duarte, il cavaliere deve coltivare per vincere l’istintiva paura che il cavallo gli ispira: la conoscenza e la volontà.

Anche nell’equitazione, così come in tutte le cose che facciamo, se la paura ci rende incapaci di agire correttamente, dobbiamo prima di tutto imparare come agire meglio; e se apprendiamo come agire correttamente, acquisiamo quella sicurezza che fa svanire in gran parte o del tutto la paura (DOM DUARTE, 2005, p. 45).

Raggiungere la vera competenza in campo equestre è dunque un processo lungo e sempre perfettibile, che si può affrontare solo se animati da un desiderio inesauribile di migliorarsi. Per Dom Duarte, la volontà è dunque virtù essenziale per superare la paura e raggiungere la vera competenza.

Nessuno deve dubitare che se qualcuno desidera diventare un buon uomo di cavalli, la sua volontà sia sufficiente a renderlo capace di superare la paura di cadere da cavallo – o con il cavallo –  e che quindi egli finisca per essere un buon cavallerizzo (DOM DUARTE, 2005, p. 46).

Per Duarte, il cavaliere deve sempre dissimulare la propria insicurezza. Non solo perché così si mostrerà agli altri a suo agio anche nella difficoltà, ma perché a furia di dissimulare lo sprezzo del pericolo diverrà per lui un’abitudine e finirà per convincersi del proprio coraggio e sentirsi finalmente a proprio agio:

È possibile mostrare la nostra tranquillità mentre stiamo compiendo azioni specifiche, fingendo atteggiamenti che normalmente esprimono sicurezza. Questa capacità non è solo utile per ingannare gli altri; se lo facciamo spesso, queste attività possono diventare un’abitudine e alla fine convincere il nostro cuore; potremmo quindi finire davvero per sentirci al sicuro (DOM DUARTE, 2005, p. 59).

... per eccellere il cavaliere deve vincere i propri timori e imparare a fidarsi di se stesso e della propria cavalcatura. L’essenza dell’equitazione più sofisticata sta in questa sicurezza interiore e in questa fiducia, che portano l’uomo a ricompensare la disponibilità dell’animale a collaborare lasciandolo quanto più possibile libero di esprimere le proprie potenzialità fisiche, senza inutili coercizioni. 

È la lezione della “discesa delle mani” di cui parla La Guérinière... appena il cavallo smette di resistere alla volontà del cavaliere, questi lo lascia “in libertà su parola”: cessa cioè gli aiuti con i quali lo controlla e gli concede di portarsi da solo. Allora l’animale riesce a esprimere il massimo della sua eleganza, della sua forza e agilità. 

È in fondo la stessa fiducia che porta il cavaliere ad avanzare le mani per lasciare “libertà d’incollatura” al cavallo sull’ostacolo nel “sistema naturale d’equitazione” di Federico Caprilli...Anche in questo caso, il cavaliere deve vincere la propria paura, superare l’ossessione del controllo  e affidarsi alla generosa vitalità dell’animale, per diventare tutt’uno con lui e acquisirne così la potenza e la grazia.

Non c’è dunque alta equitazione senza riflessione e studio, senza cioè un lavoro su se stessi che integri e perfezioni l’allenamento fisico e l’apprendimento tecnico.

Il confronto quotidiano con un altro essere con il quale non possiamo comunicare attraverso il linguaggio, ma con il quale dobbiamo stabilire un’intesa basata sulla comprensione reciproca, diventa allora molto più che una pratica agonistica, o una attività ricreativa. Diviene un modo di coltivare la nostra anima e un’occasione per crescere come donne e uomini e non solo come amazzoni o cavalieri.