"Noi siamo come nani sulle spalle di giganti, così che possiamo vedere più cose e più lontano di quanto vedessero questi ultimi; non perché la nostra vista sia più acuta, o la nostra altezza ci avvantaggi, ma perché siamo sostenuti e innalzati dalla statura dei giganti ai quali ci appoggiamo"

Bernardo di Chartres,1120

domenica 12 ottobre 2014

La paura e la conoscenza

Tratto dal blog "Le Opere della Cavalleria":

L’equitazione come modo per coltivare l’anima. Dom Duarte e i rimedi contro la paura

"...C’è infatti qualcosa di primordiale e di selvaggio nei potenti istinti che dominano le reazioni emotive del cavallo e che contrasta singolarmente con la sua indole docile e gregaria. Sconcertano i suoi timori apparentemente incomprensibili, opposti a prove inaudite di coraggio... 

La sua mole e la sua forza incutono timore, sebbene basti una mano competente e sensibile a indirizzarne l’impulso generoso... 


Per quanto si possa essere appassionati ed esperti, in ragione di questa ambivalenza, il cavallo ci attrae e allo stesso tempo ci spaventa...


Il grande cavaliere-artista francese Bartabas ha recentemente scritto:

Da parte mia, tutto è cominciato da una fascinazione. Vale a dire da un’ammirazione e allo stesso tempo da una paura. Dalla mia paura di bambino di fronte a questi “mostri” di 700 chili chiamati cavalli, una paura della quale, confusamente, per delle ragioni che ignoro, mi sono detto che dovevo superarla. (BARTABAS, 2012, p. 10)

Il conflitto tra fascino e paura s’annida nell’inconscio d’ogni cavaliere e d’ogni amazzone: ne alimenta la passione ma ne moltiplica anche le inibizioni...

Per Dom Duarte la prima e più importante qualità di un buon cavaliere è la sua capacità di restare solidamente in sella in qualsiasi circostanza – vale a dire il suo assetto – la seconda è proprio il non aver paura di cadere:

Non temere di cadere dall’animale o con lui, mantenendo un’adeguata fiducia in se stessi, nella cavalcatura e nel terreno sul quale si sta cavalcando, in modo da essere in grado di fare qualsiasi cosa sia necessario (DOM DUARTE, 2005, p.18).

Virtù fondamentale, poiché la prima qualità indicata da Dom Duarte è indissolubilmente legata alla seconda. Per quanto fisicamente forti, infatti, non si potrà mai essere davvero solidi in sella se si ha paura. Viceversa, chi si libera delle tensioni provocate dall’apprensione sarà più a suo agio e quindi in migliore equilibrio e nelle condizioni di disporre al meglio delle sue forze:

Un uomo che non ha paura di cavalcare ha la capacità di star solido in arcione, mantenendo una postura che riflette la sua forte volontà e allo stesso tempo esprime quanto lui si senta sicuro (DOM DUARTE; 2005, p. 55)

È certo -  aggiunge Dom Duarte – che ciascuno può migliorarsi e per questo deve impegnarsi se vuole eccellere nell’arte equestre: 

sebbene si dica comunemente che noi non possiamo cambiare la nostra natura, io credo che gli uomini possano immensamente migliorare se stessi, con l’aiuto di Dio, correggendo i loro difetti e aumentando le loro virtù. E ciascuno deve impegnarsi per conoscere meglio se stesso, mantenendo e accrescendo le buone virtù ricevute, riducendo i propri fallimenti e correggendo i propri difetti. (DOM DUARTE; 2005, p. 45)

Due in particolare sono le facoltà che, secondo Dom Duarte, il cavaliere deve coltivare per vincere l’istintiva paura che il cavallo gli ispira: la conoscenza e la volontà.

Anche nell’equitazione, così come in tutte le cose che facciamo, se la paura ci rende incapaci di agire correttamente, dobbiamo prima di tutto imparare come agire meglio; e se apprendiamo come agire correttamente, acquisiamo quella sicurezza che fa svanire in gran parte o del tutto la paura (DOM DUARTE, 2005, p. 45).

Raggiungere la vera competenza in campo equestre è dunque un processo lungo e sempre perfettibile, che si può affrontare solo se animati da un desiderio inesauribile di migliorarsi. Per Dom Duarte, la volontà è dunque virtù essenziale per superare la paura e raggiungere la vera competenza.

Nessuno deve dubitare che se qualcuno desidera diventare un buon uomo di cavalli, la sua volontà sia sufficiente a renderlo capace di superare la paura di cadere da cavallo – o con il cavallo –  e che quindi egli finisca per essere un buon cavallerizzo (DOM DUARTE, 2005, p. 46).

Per Duarte, il cavaliere deve sempre dissimulare la propria insicurezza. Non solo perché così si mostrerà agli altri a suo agio anche nella difficoltà, ma perché a furia di dissimulare lo sprezzo del pericolo diverrà per lui un’abitudine e finirà per convincersi del proprio coraggio e sentirsi finalmente a proprio agio:

È possibile mostrare la nostra tranquillità mentre stiamo compiendo azioni specifiche, fingendo atteggiamenti che normalmente esprimono sicurezza. Questa capacità non è solo utile per ingannare gli altri; se lo facciamo spesso, queste attività possono diventare un’abitudine e alla fine convincere il nostro cuore; potremmo quindi finire davvero per sentirci al sicuro (DOM DUARTE, 2005, p. 59).

... per eccellere il cavaliere deve vincere i propri timori e imparare a fidarsi di se stesso e della propria cavalcatura. L’essenza dell’equitazione più sofisticata sta in questa sicurezza interiore e in questa fiducia, che portano l’uomo a ricompensare la disponibilità dell’animale a collaborare lasciandolo quanto più possibile libero di esprimere le proprie potenzialità fisiche, senza inutili coercizioni. 

È la lezione della “discesa delle mani” di cui parla La Guérinière... appena il cavallo smette di resistere alla volontà del cavaliere, questi lo lascia “in libertà su parola”: cessa cioè gli aiuti con i quali lo controlla e gli concede di portarsi da solo. Allora l’animale riesce a esprimere il massimo della sua eleganza, della sua forza e agilità. 

È in fondo la stessa fiducia che porta il cavaliere ad avanzare le mani per lasciare “libertà d’incollatura” al cavallo sull’ostacolo nel “sistema naturale d’equitazione” di Federico Caprilli...Anche in questo caso, il cavaliere deve vincere la propria paura, superare l’ossessione del controllo  e affidarsi alla generosa vitalità dell’animale, per diventare tutt’uno con lui e acquisirne così la potenza e la grazia.

Non c’è dunque alta equitazione senza riflessione e studio, senza cioè un lavoro su se stessi che integri e perfezioni l’allenamento fisico e l’apprendimento tecnico.

Il confronto quotidiano con un altro essere con il quale non possiamo comunicare attraverso il linguaggio, ma con il quale dobbiamo stabilire un’intesa basata sulla comprensione reciproca, diventa allora molto più che una pratica agonistica, o una attività ricreativa. Diviene un modo di coltivare la nostra anima e un’occasione per crescere come donne e uomini e non solo come amazzoni o cavalieri. 

Scritto da Giovanni Battista Tomassini 


Ho riportato qui nel mio blog le parti che più mi hanno colpita di un bellissimo pezzo trovato quasi per caso curiosando nel web. 
In realtà nulla è per caso, nessuno nasce "imparato" si dice, è la voglia di conoscenza che ti porta a trovare dei siti o blogs come quello citato sopra scritti da persone competenti e ricche di cultura , o libri ormai dimenticati perché appartenenti ad epoche passate ma che rimangono ancora oggi i più validi insegnamenti di un arte antica come l'equitazione.
E' il desiderio di sapere, di migliorarsi che accresce le proprie competenze e la propria cultura.
Come si legge sopra 'Raggiungere la vera competenza in campo equestre è dunque un processo lungo e sempre perfettibile, che si può affrontare solo se animati da un desiderio inesauribile di migliorarsi'.
Questo è uno dei concetti espressi in questo articolo dove mi sono pienamente ritrovata, mi rendo conto che la mia equitazione sta migliorando da quando  è scattato in me questo bisogno di conoscere, di approfondire ciò che sto facendo. 
Ma perché solo ora questa voglia di sapere? 
Sono tre anni che  che pratico questo "sport" e l'ho sempre fatto con grande passione, facendo dei lenti piccoli passettini in avanti, è vero che ci sono caratteristiche innate che fanno un buon cavaliere, o amazzone nel mio caso,  che io purtroppo non ho, tipo il famoso "tatto equestre" o il "buon assetto", ma ci ho sempre messo tutto il mio impegno per migliorarmi scontrandomi con queste difficoltà e con le mie paure... ma di queste parlerò dopo.
E allora perché solo ora? Probabilmente perché c'è un tempo giusto per tutto...
Il mio maestro è stato sempre attento è paziente nello spiegarmi le cose, ma era come se non volessero entrare nella mia testa, il messaggio non arrivava... Perché? Perché mi mancavano le basi, le conoscenze, le teorie, gli approfondimenti che lui non avrebbe potuto darmi in quanto io non ero pronta ad ascoltare. Solo quando mi sono scontrata con realtà diverse che mi hanno disorientata ho deciso che dovevo cercare di capire cosa stavo facendo e perché lo stavo facendo e lo dovevo fare con le mie forze.
La ricerca è volte complicata perché si trovano metodi di addestramento completamente diversi e per una incompetente come me è difficile capire quale è la strada giusta, a volte la confusione prende il sopravvento su tutto e mi scoraggio. Una cosa so per certa, che qualsiasi metodo deve assolutamente basarsi, per primissima cosa, sul principio del rispetto del cavallo, non si può essere "uomini di cavallo" se non si amano i cavalli e se li ami è naturale che li rispetti!

Ed ora parliamo di paura ma prima mi chiedo "Chi è Dom Duarde?
Da una mia ricerca pare si tratti di Edoardo del Portogallo , re del Portogallo dal 1391 al 1438, autore del libro Bem Cavalgar . Re Duarte morì improvvisamente nel corso di una pestilenza, lasciando il suo libro incompiuto. Si tratta di uno dei più antichi trattati di equitazione, ed è rimasto finora quasi sconosciuto, poiché era scritto in portoghese antico senza alcuna traduzione in portoghese moderno.
Bene, quindi non uno psicanalista moderno che ricerca l'origine delle tue paure nella tua infanzia (che per quanto possa essere stata felice pare che possa essere la causa di tutti i tuoi mali!), o nelle tue relazioni affettive, o in qualche oscuro angolo del tuo inconscio, era una persona che "ne sapeva", che evidentemente considerava la paura di cadere da cavallo una cosa naturale anche se da dominare!!! 
E se anche il grande cavaliere-artista francese Bartabas riconosce che all’origine
della sua vocazione equestre c’è un primitivo istinto di paura del cavallo,  vuoi che non sia normale che questa benedetta paura non ce l'abbia anch'io? 

All'inizio avevo paura un po' di tutto quando mi avvicinavo ad un cavallo, paura a strigliarlo, paura a pulirgli i piedi, a mettere l'imboccatura, a sellarlo (in questo caso più che altro paura di non fare bene ed essere ripresa dal maestro che non me ne risparmia una neanche se...mai!), paura perfino a montare sul cavallo... ma no  da sola, buttata su dal maestro! Che caso disperato sono!
Poi con l'esperienza e l'attenzione nel fare le cose ho vinto queste elementari paure ma ne sono arrivate presto delle altre.
E' ancora vivo il ricordo dell'angoscia che provavo ogni volta che il mio istruttore prendeva un "palo" e lo posizionava anche solo a terra nel percorso che dovevo fare. Peggio ancora se questo palo diventava un salto... terrore!!! Mi riferisco alla barriera che però chiamavo "palo" per farlo un po'  incazzare, come se non lo fosse già abbastanza quando cercavo di rifiutarmi di fare l'esercizio...  Anche in questo caso con il tempo e gli esercizi ho imparato a fidarmi del mio istruttore e soprattutto delle capacità naturali del cavallo, infondo è lui che salta e a questi livelli lo sa fare anche se sopra di lui ha un'impedita... basta lasciarlo fare!
Come sta scritto sopra 'il cavaliere deve vincere la propria paura, superare l’ossessione del controllo  e affidarsi alla generosa vitalità dell’animale, per diventare tutt’uno con lui e acquisirne così la potenza e la grazia'
Ora non è che questa paura sia completamente scomparsa, diciamo che riesco a dominarla. Anche qui mi rifaccio a ciò che sta scritto sopra 'll cavaliere deve sempre dissimulare la propria insicurezza. Non solo perché così si mostrerà agli altri a suo agio anche nella difficoltà, ma perché a furia di dissimulare lo sprezzo del pericolo diverrà per lui un’abitudine e finirà per convincersi del proprio coraggio e sentirsi finalmente a proprio agio'... più o meno i fatti sono questi!
Però più si va avanti e maggiori sono le difficoltà. 
Ed io sono per le cose semplici? Ovviamente NO !!!
Attualmente se posso, prediligo montare un cavallo Grigio, di nome e di fatto. E' un cavallo splendido, se potessi avere un cavallo mio lo vorrei come lui, è bravo, vigoroso, affettuoso (anche troppo a giudicare dalla quantità di peli bianchi che mi porto a casa!), coraggioso, affidabile nel lavoro ma ha anche un bel caratterino che mi tiene sempre sull'attenti.
E' il terrore degli altri cavalli dei rispettivi cavalieri, a passarci troppo vicino si rischia sempre un bel calcione. Per quando io conosca questo suo lato "bastardo" e "piantagrane" e cerchi in tutti i modi di prevenirlo, a volte mi frega, ha la retromarcia automatica istantanea e mi spiazza. Dove le mie capacità non bastano spero nella Divina Provvidenza... fin'ora mi è andata bene...
Questo è sono uno dei due aspetti difficili che ha questo cavallo.
L'altro è avere delle resistenze "mentali", così le definisce il mio maestro il quale dice anche che devo vincerle se voglio progredire con il mio lavoro, devo oltrepassare questo scoglio ... sigh !
Tradotte queste resistenze "mentali" non sono altro che delle furiose sgroppate accompagnate da repentini abbassamenti dell'incollatura, fatte con il solo intento di liberarsi di ciò che lo infastidisce ovvero di me !
Certi esercizi gli costano fatica e non li vuole fare, ma il bravo cavaliere deve farsi rispettare e ottenere obbedienza!!! Sarò così brava da fare ciò? 
Sarà una dura battaglia ma la affronterò!
Questa volta vincerò la paura avendo FIDUCIA IN ME STESSA!!! 

14-10-2014 

Domani probabilmente sarà il giorno della battaglia e per farmi coraggio aggiungo queste parole tratte dal blog "L'assioma del l'Hotte" che sto leggendo con avidità perche molto interessante, pieno di cultura equestre e non solo, scritto in "leggerezza", condito da aneddoti e da colorite considerazioni dell'autore. Sto arrichendo la mia cultura cose facendo delle grosse, grasse, sane risate! E' come bere un'ottimo caffè in buona compagnia!

Fillis nel suo libro "Principes de Dressage et Equitation" scrive: -

"...l'éducation du cheval repose tout entière sur deux modes d'action du cavalier : la caresse et la correction."  -  

traduzione letterale: - " ...l'addestramento del cavallo è basato interamente su due modi di agire del cavaliere: - la carezza e la correzione."

traduzione PP: - "...l'addestramento equestre si basa sul principio: "premi punizioni".

Inoltre dice, vado a memoria: -

"fino a quando il lallo non avrà tentato di scaraventarci a terra senza riuscirci e non sarà stato punito per questo tentativo, la sua doma non potrà considerarsi completa".

 


Grazie all'autore Raffaele De Martinis!!! 
Se tutti gli insegnanti di storia fossero come te i ragazzi apprenderebbero con facilità e le mamme non dovrebbero disperarsi!

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