"Noi siamo come nani sulle spalle di giganti, così che possiamo vedere più cose e più lontano di quanto vedessero questi ultimi; non perché la nostra vista sia più acuta, o la nostra altezza ci avvantaggi, ma perché siamo sostenuti e innalzati dalla statura dei giganti ai quali ci appoggiamo"

Bernardo di Chartres,1120

lunedì 22 dicembre 2014

A Silvio

Carissimo fratellino, ero ancora una bambinetta quando sei nato ma è ancora vivo il ricordo di quegli anni quando tornavo a casa da scuola e mi occupavo di te. Un po' eri la mia scusa per schivarmi i lavori di casa, lo ammetto (e Lucia ne sa qualcosa...), ma soprattuto lo facevo perchè mi piaceva tanto stare con te. Eri un tenero, morbido bambolotto dal faccino tondo e le guanciotte rosse, sempre sorridente e allegro ed io amavo portarti a spasso in bicicletta e ti cambiavo anche i pannolini!!! La mamma dice sempre che sei stato il mio primo bambino...

E stasera mi sono veramente commossa a guardare il video di presentazione della tua nuova azienda... sei cresciuto, e molto bene direi, ti sei realizzato, ti sei fatto una famiglia e sei felice... ed io pure tanto per te!!! Sei dall'altra parte del mondo e mi manchi, però sono fiera di te, di come sei, di quello che hai fatto nella tua vita, del fatto di essere sempre presente anche se sei lontanissimo!
Ho pianto, come non facevo da tempo, quando, alla conclusione del video, hai voluto ringraziare tua moglie per essere la tua compagna di vita e di lavoro, i tuoi genitori perchè, anche se sono lontani da te, sempre ti hanno aiutato e infine Agostino per averti insegnato quello che sai del tuo lavoro. 
Non è da tutti ricordarsi che siamo quello che siamo non solo per merito nostro, ma anche perchè abbiamo avuto delle oppurtunità, abbiamo una famiglia che ci ha sempre sostenuto, abbiamo le esperienze, la cultura, e i principi morali di chi ci ha cresciuto fisicamente ed anche professionalmente nel tuo caso.
E' bellissima la frase che hai citato e che voglio riportare qui per ricordarla per sempre, per ricordarmi il valore dell'umiltà!

Grazie Silvio, sono orgogliosa di te!!!

"Noi siamo come nani sulle spalle di giganti, così che possiamo vedere più cose e più lontano di quanto vedessero questi ultimi; non perché la nostra vista sia più acuta, o la nostra altezza ci avvantaggi, ma perché siamo sostenuti e innalzati dalla statura dei giganti ai quali ci appoggiamo"      
Bernardo di Chartres,1120




sabato 13 dicembre 2014

Antoine de Pluvinel

Antoine de Pluvinel, nacque nel 1552 a Crest e morì nel 1620 a Parigi.
Assieme a  Salomon de La Broue è stato uno dei precursori della scuola di equitazione francese.
In giovane età fu mandato dal padre in Italia, a Napoli, presso l'accademia fondata fa Federico Grisone , dove rimase fino al 1571 acquisendo il metodi di addestramento equestre dell'allora maestro Giovanni Battista Pignatelli.

Tornato poi in Francia divenne istruttore di Enrico III (re di Francia dal 1574 al 1589), del suo successore Enrico IV (1589-1610) ed infine di Luigi XIII (1610-1643).
Nel 1594, a coronamento di un suo sogno, riuscì a fondare a Parigi l'"Academie d'Equitation". Lì, la nobiltà francese andava per studiare non solo l'equitazione ma anche la danza, la musica e la matematica. Richelieu, futuro primo ministro del re Luigi XIII, e William Cavendish Duca di Newcastle furono tra gli allievi illustri di questa accademia prestigiosa.

Pluvinel, raffinò i metodi usati dal suo maestro italiano Pignatelli , era molto rispettoso verso il cavallo, impiegava gli aiuti in maniera fine e utilizzava morsi più delicati. Considerava il cavallo un animale sensibile, intelligente, con difetti e qualità soggettive e quindi dotato di personalità, era contrario all'uso della forza per ottenerne l'obbedienza ma cercava piuttosto la comprensione utilizzando metodi dolci. Riteneva importante rendere piacevole il lavoro per il cavallo ottenendo così da quest'ultimo maggiore disponibilità e migliori andature.

Volendo ottenere andature sempre più elastiche e corte, introdusse l'uso dei pilieri attraverso i quali riusciva a rendere pieghevole ed elastico il cavallo.
Nell'addestramento intorno al piliere unico, tecnica già utilizzata in Italia, il cavallo cammina spostando le anche su una circonferenza a diametro maggiore di quella tracciata dagli anteriori e prefigura il lavoro su due piste e la flessione della spalla in dentro. Mentre la lezione ai doppi pilieri, codificata da Pluvinel, ha per obiettivo quello di compattare le forze del cavallo , di portarlo alla riunione e di raddrizzarlo .Queste tecniche sono ampiamente descritte e raffigurate nel suo libro "L'instruction du Roy en l'exercice de monter à cheval" pubblicato dopo la sua morte, nel 1625,e sono ancora in uso nella scuola di Vienna.

Pluvinel può essere considerato il padre della moderna equitazione, i suoi insegnamenti saranno poi ripresi e raffinati da La Gueriniere.


Ha detto: “La bontà deve prevalere sulla violenza, per cui si deve punire un cavallo soltanto se il suo rifiuto è originato da pigrizia"

Le fonti:
http://www.aaee.it/node/81
http://passionevaquera.webnode.it/s/
http://en.wikipedia.org/wiki/Antoine_de_Pluvinel 
http://fr.wikipedia.org/wiki/Antoine_de_Pluvinel


mercoledì 10 dicembre 2014

L'imperfetta

Animata da un costante desiderio di miglioramento, spesso vittima delle aspettative...
 
Scacciare i pensieri negativi con pensieri positivi per non perdere la fiducia:

Il fatto che l'attività svolta in modo così imperfetto sia stata e sia tuttora per me fonte inesauribile di gioia, mi fa ritenere che l'imperfezione nell'eseguire il compito che ci siamo prefissi o ci è stato assegnato, sia più consona alla natura umana così imperfetta che non la perfezione. (Rita Levi-Montalcini)

La perfezione non esiste e sarebbe comunque un punto di arrivo oltre al quale non puoi andare.
L'essere imperfetto ti consente andare oltre, di lottare per cercare di migliorarti, di impegnarti a rincorrere degli obbiettivi , di avere  soddifazioni oppure, e perchè no,  delusioni, in ogni caso, delle emozioni... è una sfida con te stesso, un stimolo per non mollare mai!

Consapevole del mio essere imperfetta, felice del mio essere perfettibile!


sabato 6 dicembre 2014

Nota poetica

Scritto da Francois Baucher nell'introduzione al suo libro 
"Manuale di Equitazione basato sopra nuovi principi"  (1844)

"Errano coloro i quali figuransi che basti pagar
caro e batter forte per possedere buoni cavalli 
e saperli dirigere. Non sappiano noi per lo contrario
quanto tempo e quanti studi sono necessari per 
conoscere a fondo questo nobile animale!
La vita intiera non basta, per quegli che pratica
l'equitazione con coscienza, discernimento e amore;
ma quanto largo compenso non trovasi poi nel
lavoro medesimo! quante vive soddisfazioni, quanti
deliziosi momenti pel cavallerizzo! qual nobile 
interprete non incontra egli in questo interessante amico
dell'uomo! quale intimità ricca di piacere, quante 
conversazioni vive, piccanti, istruttive! Dimandatelo
a coloro che gustarono queste gioie, s'egli è vero
che il cavallo non sia una macchina senza intendimento!
Oh! potessi io spandere questi piaceri nel mondo equestre..."


Quanto sentimento in queste poche righe!

mercoledì 3 dicembre 2014

François Baucher

François Baucher, uno tra i più grandi studiosi dell'arte equestre di ogni tempo, il grande "uomo di cavalli" francese, nacque a Versailles il 16 giugno 1796. 
Venne al mondo quindi alla fine del settecento, quando ancora non c'erano le macchine a motore e il cavallo godeva di una grande importanza perchè era indispensabile all'uomo nel lavoro, nei trasporti, nella guerra, nella vita di tutti i giorni. All'epoca il cavallo faceva parte della vita mondana ed era presentato come attrazione nei spettacoli circensi.

Di umili origini, figlio di un  mercante di vini e di una popolana,  trascorse la sua infanzia a Versailles, dove i Re e gli Imperatori Francesi avevano la loro residenza, dove pernottavano durante i periodi di caccia fuori Parigi che dista appena 15 km. Qui c'erano scuderie che ospitavano centinaia di cavalli e cavalieri e un'antica scuola di equitazione tra le più famose d'europa.
Già nell'infanzia quindi Baucher visse a contatto con cavalli di ogni razza e qualità, cavalieri e istruttori equestri militari e civili, uomini di spettacolo, sfilate militari e pantomime equestri ed è in queso contesto che probabilmente nacque il suo grande amore per l'equitazione.

Appena quattordicenne, spinto forse da questa passione o per necessità, venne mandato dal padre a Milano, presso uno zio sovrintendente delle scuderie di Camillo Borghese, principe di Sulmona e marito di Paolina Bonaparte, dove lavorò ed imparò le prime tecniche equestri.
In Italia ebbe modo di conoscere le tecniche di addestramento di Federigo Mazzuchelli, che furono per lui di ispirazione nello studio e sviluppo del suo metodo, infatti si trovano dei concetti molto simili nelle opere dei due maestri.

A 18 anni, dopo la caduta di Napoleone, tornò a Versailles. Qui avrebbe voluto affermarsi nell'ambito militare ma i suoi umili natali non gli consentirono di entrare in questo mondo ormai cristallizzato. Essendo un uomo di ingegnoso e di spirito si dedicò alla libera imprenditorialità dell'addestramento diventando un rigoroso maestro di equitazione, colto e studioso della sua arte.

Nel 1820 assunse in proprio il maneggio di Rounen, il “maneggio rotondo”, uno stabilimento circolare che aveva ospitato le prime grandi affermazioni di Antonio Franconi, considerato il fondatore del Circo francese, avvicinandosì così al mondo dello spettacolo equestre.

Nel 1833, quando già era entrata in attività la prima locomotiva a vapore (1830) e  il cavallo, pur avendo ancora il massimo della considerazione, cominciava la sua parabola discendente,  scrisse il : Dizionario Ragionato di Equitazione. In quest'opera ampiamente descrittiva straspare in tutta la sua pienezza il mondo equestre del tempo compresa la parte spettacolare. E' un capolavoro che, al di là di ogni valore tecnico, emana la poesia del suo autore  e il sapore del tempo con un fascino insuperabile!
In questo libro si trovano alcuni concetti appartenenti alla prima maniera di Baucher, il suo primo metodo che avrà una lunga e profonda evoluzione.

Nel 1834 si unì  a Jules Charles Pellier, per gestire assieme uno dei più rinomati maneggi per l'insegnamento dell'equitazione di Parigi, il maneggio “Rue du Faubourg St-Martin” entrando così in competizione con il Conte D'aure.
Assieme a Pellier pubblicò “Dialoghi sull'equitazione” che non fu un'opera degna di memoria.

Lavorò al "Cirque Olimpique" dei fratelli Franconi dove, assieme ai sui cavalli Partisan e Buridan, si esibiva a ritmo di musica. Era una vera stella anche se era molto introverso e non si concedeva al pubblico. Qui si esibiva con il suo Partisan, purosangue inglese acquistato per soli 500 franchi quando era ormai stato rovinato sia nel carattere che nel movimento, con il quale mise in pratica il suo metodo di addestramento trasformandolo, come testimonia il Gen. L'Hotte, nel più docile e aggraziato dei cavalli.
Dal 1838 al 1848 fu coodirettore assieme al propretario Louis Dejean, socio di un figlio dei Franconi, del "Circue de Champes-Elisees", per poi esibirsi anche nel "Circue Napoleon" e in altre nazioni quali Germania, Austria, Italia impartendo lezioni agli allievi delle località che toccava, approfondendo istancabilmente i suoi studi. 
Nel 1842  pubblicò il libro Manuale d’Equitazione secondo i nuovi principi”. Questa opera è stata tradotta in diverse lingue dimosrando il grande interesse suscitato.

Nonostante la notorietà nel mondo civile a Baucher però mancava l’apprezzamento del mondo militare. Finalmente il ministro della Guerra si interessò con entusiasmo al metodo di Baucher e inviò ventisei ufficiali di cavalleria a seguire per conto del Ministero il corso di Baucher. I movimenti di alta scuola furono la base dei corsi di equitazione tenuti da Baucher per gli ufficiali. Nel gennaio 1843 finamente Baucher realizzò il suo sogno: insegnare all' Accademia di Saumur, erede di quella di Versailles,  al corso per capitani istruttori. Ma quando il Duca d'Orleans, responsabile della Scuola di Cavalleria, perse la vita in un incidente, l'incarico passò al fratello Nemours, ex allievo del Visconte d’Aure, antibaucherista estremo e che male aveva sopportato che il suo successo fosse oscurato dal plebeo Baucher. La posizione sociale e le sue origini portarono ben presto il Visconte d’Aure al posto di Baucher che, scoraggiato e amareggiato si dedicò solo all’attività del circo e all’insegnamento.

Il metodo Baucher non fu  accettato perchè, pur essendo estremamente logico non era praticabile  in quanto necessitava di una buona istruzione, cultura e finezza , impensabili nell'esercito del tempo.
Il tempo era ancora 'antico' mentre Baucher era un autentico 'precursore', tanto che buona parte dei sui principi sono alla base della 'buona' equitazione attuale.

Deluso abbandonò la Francia alla volta di Berlino, qui dopo un primo momento di successo il suo circo fu abbandonato dal pubblico. Dalla Germania si trasferì quindi a Vienna e da qui in Italia dove lavorò a Venezia e a Milano, tornò infine in Francia a Lione dove conobbe il Generale L'Hotte che gli restò amico fino alla morte.

Nel 1855 al circo, mentre provava con una giovane cavalla, il pesante lampadario di cristallo del circo si stacco e cadde colpendo in pieno Baucher ferendolo gravemente ad una gamba, alle anche e al petto. Si riprese solo in parte dopo molti mesi di sofferenze e cure ma non recuperò mai più parte della sua forza.
Spettacolo equestre al circo Franconi, Champs Elysees, Parigi, di Eugène Louis Lami (1800-1890), incisione di Charles Mottram (1807-1876) tratta da Summer and Winter in Paris, 1844. Francia, XIX secolo

Fu in questo periodo che elaborò la suo secondo metodo e scrisse il libro Opera completa di F. Baucher”. Questa opera, contenente tutte le sue precedenti pubblicazioni riviste e corrette,  ebbe un grande successo per le novità introdotte, caratterizzate dalla ricerca della leggerezza

Malato, ormai incapace di muoversi, quasi cieco, morì in solitudine nella notte tra il 13 e il 14 Marzo del 1873.  

Riporto : 
Il principio base sul quale si basava il primo metodo Baucher era, come afferma lui stesso, la "distruzione" delle forze istintive del cavallo in modo che il cavaliere ne avesse il totale controllo. Ma la vera intuizione fu l'aver capito che le resistenze che il cavallo oppone al suo cavaliere sono concentrate nell'insieme mascella – incollatura. Il suo metodo, dunque, era improntato nell'esecuzione di una serie di esercizi di ginnastica, da compiere sia da terra che in sella, volti all'ammorbidimento della mascella e dell'incollatura mediante una serie di flessioni eseguite con l'aiuto della briglia. Non possiamo nascondere che questo primo metodo, specialmente nella ricerca dell'effetto d'insieme era molto coercitivo per l'animale prevedendo l'uso contemporaneo sia delle mani che degli speroni.  

Solamente con l'elaborazione del suo "secondo metodo" Baucher ammorbidì le sue posizioni e la sua ricerca si spostò dalla "distruzione" delle forze istintive del cavallo alla loro "armonizzazione", abbandonò anche l'uso contemporaneo delle mani e delle gambe limitandolo solo all'esecuzione della mezza fermata, e proprio in questo periodo nacque il suo famoso detto "mani senza gambe, gambe senza mani". Anche per quanto riguarda l'imboccatura passò dall'uso della briglia al semplice filetto Baucher.

All'epoca ebbe molti sostenitori ma fu anche molto criticato e ancora oggi è motivo di discussioni più o meno costruttive tra gli 'esperti' del settore.
C'è che lo giudica  il più straordinario genio equestre mai esistito, e chi invece lo accussa, prima di tutto, di non avere inventato niente di nuovo ma solo utilizzato i principi già espressi da Mazzucchelli e di altri maestri prima di lui, e poi di utilizzare un metoto che tende a soffocare l'impulso naturale del cavallo.
Sicuramente da ricordare in questa pagina la grande competizione tra il Baucher e il conte D'Aure. Contemporanei, si dividevano la scena equestre francese, entrambi grandi cavallerizzi che hanno lasciato un segno nella storia. Diversi come il bianco e il nero, il primo per tutta la vita studiò un suo metodo basato sulla ginnastica  e lo stretching, un lavoro propedeutico volto al fine di raggiungere la leggerezza e la grazia dei movimenti del cavallo per portarlo a compiere esercizi di alta scuola, l'altro personificava l'equitazione di campagna, ardita, meno raffinata ma più diretta ad aumentare l'impulso del cavallo, e grazie alla sua audacia e al suo magnifico assetto in sella sapeva imporla al bel mondo parigino. 
Entrambi miravano a promulgare i loro insegnamenti presso la scuola di Saumur, che dopo essere stata Accademia di Alta Scuola ad uso esclusivo del Re (sotto il regno di Luigi XV i cavalli qui addestrati erano circa 2000!) , fu riorganizzata nel 1825 e si trasformò in scuola di formazione militare, dove si addestravano i cavalli, si istruivano gli ufficiali e i cavalieri principalmente per la guerra. Baucher riusciva ad incantare il pubblico del circo con la sua eccezionale bravura, la grazia e l'eleganza con cui sapeva far muovere i suoi cavalli, ma la sua arte fu considerata superlua ai fini dell'addestramento militare. Le sue idee erano troppo avanti per quel periodo storico e, come succede spesso ai grandi artisti,  non gli fu riconosciuto in vita il successo e la fama che ad oggi lo proclamano "Il più grande cavallerizzo di ogni luogo e di tutti i tempi"!

Pagina dal libro "Manuale di Equitazione basato sopra nuovi principi" (1844)


Integrazione del 26/04/2015:


Alcune foto che riguardano Baucher tratte dal libro di Giancarlo Pretini "Antonio Franconi e la nascita del circo".



Le fonti:
http://calmoinavantiedritto.blogspot.it/search/label/I%20grandi%20Cavallerizzi%3A%20-%20Baucher
http://www.aaee.it/node/92 
http://passionevaquera.webnode.it/francois-baucher/ 
http://www.cavalliegare.it/tecnica/100-francois-baucher.html 
http://passionevaquera.webnode.it/baucher%20e%20la%20guerini%C3%A8re/

lunedì 1 dicembre 2014

Equitazione e Dell'equitazione

Definizioni tratte dal libro "Dizionario Ragionato di Equitazione"(1833) di Francois Baucher.

EQUITAZIONE
E l'arte di ben montare a cavallo.
Per trattare questa voce come meriterebbe, bisognerebbe scrivere un libro intero; di seguito mi accontenterò di riporare alcuni passaggi sull'origine dell'equitazione e sui suoi vantaggi igenici... (vedi Dell'equitazione)

DELL'EQUITAZIONE
L’equitazione comunica agli organi dell’uomo la forza di cui essi hanno bisogno per acquisire convenientemente delle funzioni che gli sono proprie; regolarizza, se così posso esprimermi, tutti gli atti della vita, senza forzarli molto: Equitatio pulsum parum auget, ha detto Haller nei suoi Elementi di fisiologia. L’equitazione esercita una grande influenza sulla nutrizione e sull’assimilazione. Ed è assicurando un’ampia e giusta ripartizione dei principi nutritivi (che gli esercizi fisici hanno l’inconveniente di troppo dissipare), sviluppando così le costituzioni pletoriche e rotonde, segni certi di una salute robusta e di organi ben nutriti, che giunge a reprimere, direi quasi a soffocare, la predominanza della sensibilità, che causa disordini così grandi e così falsamente attribuiti alla debolezza dei nervi.

Il movimento generale che imprime l'esercizio moderato del cavallo è uno dei mezzi più adatti per fortificare la quasi universalità degli organi del corpo umano, ed è questa proprietà, tonica per eccellenza, che lo rende così valido per le persone deboli; per i convalescenti, e soprattutto per coloro che siano stati debilitati da lunghe malattie. Soprattutto i letterati devono praticare l’equitazione; vi troveranno un mezzo appropriato da opporre ai danni del loro genere di vita; poiché la posizione del corpo che questa pratica esige, ed i movimenti che determina, estremamente favorevoli alla libera espansione dei polmoni, distruggono efficacemente l’effetto nocivo della posizione forzata richiesta dal loro lavoro sedentario. Questo esercizio è d’altra parte uno dei più favorevoli al riposo del cervello poiché, senza affaticare le membra, senza dispendio d’influsso nervoso, il cavaliere apporta nei movimenti vitali che si dirigono verso l’encefalo una salutare diversione, ma non troppo intensa; tale da non impedire a quest’organo di riprendere prontamente con l’energia abituale la sua azione normale».


Concetti espressi quasi 200 anni fa e ancora validissimi oggi.  
L'equitazione è un'arte che fa bene al corpo e allo spirito.
E' una disciplina sportiva molto benefica per il corpo in quanto impegna diversi gruppi muscolari, gli addominali, i dorsali e i lombo-sacrali, muscoli del pube, dei glutei e quelli delle gambe e delle braccia,  potenziandoli e migliorandone il tono e l’elasticità.  
Aiuta l'apparato cardiovascolare, aumenta i battiti cardiaci e migliora il sistema di pompaggio del sangue.
Influisce positivamente sugli organi dell’equilibrio  e favorisce la consapevolezza del proprio corpo (propriocezione) in relazione allo spazio.
Andare a cavallo stimola l’attenzione, la concentrazione, la capacità di orientamento, l’interesse, la memoria, il velocizzarsi dei riflessi, l’agilità, la destrezza e l’equilibrio
E’ un'attività che può essere particata da tutti e a tutte le età: è molto educativa per i bambini e i ragazzi, è un valido aiuto per le persone ansiose o sotto stress, per persone con disabilità sia fisiche che neurologiche, aumenta l'autostima e la fiducia in se stessi, migliora le capacità di apprendimento  e favorisce la socializzazione.

Quindi l'equitazione è molto di più di uno sport, è una terapia per il corpo e per la mente, è  salute, è divertimento, è libertà, è vita... e, se praticata con passione, diventa un'arte!