"Noi siamo come nani sulle spalle di giganti, così che possiamo vedere più cose e più lontano di quanto vedessero questi ultimi; non perché la nostra vista sia più acuta, o la nostra altezza ci avvantaggi, ma perché siamo sostenuti e innalzati dalla statura dei giganti ai quali ci appoggiamo"

Bernardo di Chartres,1120

sabato 21 marzo 2015

Salomon de La Broue



Salomon de La Broue (1552-1602 approssimativamente), gentiluomo francese nato a Guascogna, in giovane età si recò in Italia per imparare i principi dell'equitazione alla Scuola napoletana sotto gli insegnamenti del maestro Pignatelli. Qui ci rimase per cinque anni e poi fece ritorno in Francia diventando écuyer del re Enrico IV .
Come fece Pluvinel, anch'egli allievo di Pignatelli, portò gli insegnamenti della scuola italiana in Francia e per questo viene tuttora considerato un pioniere dell'equitazione francese.
Contrario all'addestramento duro utilizzato nella Scuola napoletana, egli sosteneva l'importanza di un rapporto con il cavallo basato sulla compresione, nel rispetto dell'integrità fisica e morale dell'animale. Promuoveva l'addestramento improntato alla dolcezza, alla persuasione e alla pazienza:

"Se un cavallo è restio per essere stato troppo castigato o costretto, occorre tanta dolcezza e pazienza come se fosse un puledro."

Proprio come un etologo, cercava la spiegazione di paure, rifiuti, stati d'ansia dei cavalli nei loro comportamenti naturali libertà. Sviluppò e affinò le sue competenze nell'addestramento anteponendo sempre il benessere del cavallo a qualsiasi esercizio e cercando costantemente la “leggerezza' nella sua arte,  derivato dall'uso leggero, dolce e sapiente della mano, aiutata dall'assetto stabile e dall'accordo con le gambe. Era contro l'uso eccessivo degli speroni e di morsi troppo duri a favore del filetto.

"Leggerezza in bocca è un prerequisito per la leggerezza complessiva del cavallo "

Fu autore del primo trattato francese di equitazione, "Le Cavalerice Francois", pubblicato nel 1593.


In questa opera La Broue utilizza molti termini derivanti dalla lingua italiana perchè li riteneva più appropriati e significativi, infatti scrive:

Poiché nella lingua francese quest’arte difetta di termini appropriati, ho fatto ricorso alla lingua italiana, sia perché i Cavalieri ne fanno un uso più comune, sia anche perché i termini italiani hanno un non so che più gagliardo, sono più significativi, e possono spiegare il significato con una sola parola, mentre ne occorrerebbero diverse per farlo capire in francese. Nondimeno, poiché queste parole e altre dell’arte non sono conosciute da tutti i Francesi, li ho voluti sollevare da questa pena con la seguente interpretazione”

La parola 'cavalerice', che usa nel titolo, deriva dall’italiano cavallerizzo o cavallarizzo. E' l'equivalente della parola francese 'écuyer' che però può assumere significati diversi ad esempio:
écuyer de cusine è primo ufficiale della cucina del re o di un principe
écuyer tranchant è colui che taglia la carne
écuyer de bouche è colui che serve alla tavola de re
écuyer de main, colui che dà la mano a un principe o a una principessa per scendere da una vettura
Scrive Le Broue:

“se la parola escuyer non significasse altra cosa in Francia che buon uomo di cavalli me ne sarei servito. Ma siccome si può adattare a molti altri significati ho trovato più rapido usare una parola straniera, avendo anche avuto il consiglio di alcuni amici molto capaci in quest’arte”

Elenca poi quarantotto parole italiane 'francesizzate' con a fianco la loro spiegazione:


Molte parole che oggi si usano in equitazione derivanti dal linguaggio equestre francese in realtà sono la 'traduzione'/rielaborazione di termini italiani passati in Francia durante il Rinascimento.

I trattati di La Broue e di Pluvinel sono il fondamento della dottrina francese, che verrà, nel corso degli anni, migliorata e perfezionata fino ad arrivare al capolavoro di François Robichon de La Guérinière, Ecole de Cavalerie. Nella sua opera, La Gueriniere, fa spesso riferimento a De La Broue e ai suoi principi, e così comincia la sua "Scuola di Cavalleria":

"Capo Primo: Perchè vi sono tanto pochi uomini periti nell'arte di formare buoni cavalli, e delle qualità necessarie per acquistarla.

 

Tutte le scienza e tutte le arti hanno dei pricipii e delle regole, col di cui mezzo si fanno delle scoperte, che conducono alla loro perfezione...
I nostri gran maestri dell' arte, che hanno fatto parlare tanto di sè nei tempi felici della cavalleria, e di cui si piange anche adesso la perdita, non ci hanno punto lasciate delle regole che ci ammaestrassero in ciò che eglino avevano acquistato con una applicazione non interrotta, secondata da felici disposizioni , avvivata dall'emulazione di tutta la nobiltà, ed animata dalla vista di una ricompensa inseparabile dal vero merito....

Privi di questi vantaggi, noi non possiamo cercare la verità che nei principii di quelli che ci hanno lasciato in iscritto il frutto de' loro travagli e de' loro lumi. Tra un numero assai grande di autori, noi, secondo l' unanime opinione di tutti i competenti, non ne abbiamo che due , le cui opere sieno stimate, il De La Broue ed il Duca di Newcastle. 
Il sig. De La Broue viveva sotto il regno di Enrico IV. Egli ha composto un' opera in foglio che comprende i principii di Giovanni Battista Pignatelli suo maestro, il quale teneva accademia a Napoli. Questa scuola godeva di così grande riputazione , che era considerata la prima del mondo. Tutta la nobiltà di Francia e di Allemagna, che voleva perfezionarsi nella cavallerizza, era obbligata ad andare da questo illustre maestro a prendere lezione.

Il Duca di Newcastle dice che il De La Broue ha portate le sue lezioni ad un grado sì alto di perfezione, che bisogna essere consumato in questo mestiere onde praticarle. Questo elogio, benchè un poco critico, non lascia di provare l'eccellenza di questo autore."

Non essendo io in grado di leggere il libro di De La Broue, ma solo ammirarne le splendide immagini,  vengo a scoprire proprio dall'opera di La Gueriniere alcuni pensieri espressi dal cavallerizzo guascogano:







Le fonti:


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