"Noi siamo come nani sulle spalle di giganti, così che possiamo vedere più cose e più lontano di quanto vedessero questi ultimi; non perché la nostra vista sia più acuta, o la nostra altezza ci avvantaggi, ma perché siamo sostenuti e innalzati dalla statura dei giganti ai quali ci appoggiamo"

Bernardo di Chartres,1120

martedì 25 novembre 2014

Cesare Fiaschi

Cesare Fiaschi fu un gentiluomo ferrarese, nato nel 1523 da una famiglia di estensi, coetaneo di Grisone, forse maestro del famoso Giovanni Battista Pignatelli (da wikipedia) e fondatore dell’ “Accademia di Ferrara”. 
Nel 1556 scrive il libro Trattato dell’imbrigliare, atteggiare e ferrare cavallidi grande importanza nella bibliografia equestre.
Diviso in tre parti, in ciascuna delle quali tratta un argomento specifico,.
La prima parte riguarda la scelta dell'imboccatura, che non deve essere fatta in base alle mode del momento o alla ricerca del morso”miracoloso” che permetta al cavaliere di colmare le proprie lacune, ma deve essere una scelta fatta in base alle caratteristiche del cavallo e alla sua morfologia.
Nella seconda parte tratta il maneggio dei cavalli, ovvero l'addestramento.
Qui troviamo la parte più interessante poiché Fiaschi riporta la sua brillante intuizione di collegare i movimenti del cavallo, le andature, le figure, la frequenza dei salti alla musica al fine di agevolarne il ritmo, il tempo. Fiaschi è considerato l'iniziatore dei caroselli equestri accompagnati da musica, ma non è cosa certa. Certamente però fu il primo a servirsi della musica per il lavoro in cavallerizza.
La terza parte riguarda invece la ferratura, descrive i vari ferri adatti ad usi particolari e ai diversi tipi di unghia: perché “essendo i piedi quelli che portano il corpo e la fatica” è estremamente necessario che il cavaliere si istruisca in questa materia e non lasci tutto quel che la riguarda nelle mani dei maniscalchi, spesso poco preparati”. Un trattato unico, completo ed esauriente.
La bellezza di questo libro sta anche sulle molte tavole raffiguranti le varie imboccature, le figure di maneggio accompagnate da spartiti musicali, i tipi di ferri e una interessantissima tavola riportante “le infermità che possono molestare i cavalli”.



Sulla vita di questo cavaliere raffinato calò presto il silenzio; nell’agosto del 1568 fu condannato dal Tribunale della Santa Inquisizione a dieci anni di galera per aver seguito la setta del monaco eretico Giorgio Rioli detto il Siculo, ma venne graziato perché protetto dalla famiglia d’Este. Forse per questa disavventura, o forse perché subito dopo di lui brillò la stella del suo discepolo Giovan Battista Pignatelli il Fiaschi venne presto dimenticato. Fu un grande maestro e gentiluomo troppo educato per sgomitare in cerca di visibilità. La sua fama risulta un po' oscurata dalla figura del contemporaneo Grisone e dai nuovi maestri stranieri. Muore nel 1592.

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