"Noi siamo come nani sulle spalle di giganti, così che possiamo vedere più cose e più lontano di quanto vedessero questi ultimi; non perché la nostra vista sia più acuta, o la nostra altezza ci avvantaggi, ma perché siamo sostenuti e innalzati dalla statura dei giganti ai quali ci appoggiamo"

Bernardo di Chartres,1120

martedì 13 gennaio 2015

Gli occhi del cavallo secondo La Guèrinière

Questo testo è tratto dal libro "Scuola di Cavalleria", parte prima, di De La Guèrinière.
In questo primo volume, il maestro tratta la "conoscenza del cavallo", indicando il nome e la descrizione delle parti esteriori del cavallo, con le loro bellezze e i loro difetti.


Degli occhi scrive:

"L' occhio è la più bella parte della testa del cavallo, ed è pur quella non meno difficile che necessaria a conoscersi. 

L' occhio dev'essere chiaro, vivo e ardito non troppo grosso né troppo piccolo , situato a filo e non in fuori della testa. Un cavallo con occhi grossi, e che escangli dalla testa ha comunemente l'aspetto tetro e stupido. Quelli poi che son forniti di occhi troppo piccoli ed incavati (detti occhi porcini) hanno lo sguardo tristo e spesso la vista cattiva.

Tali sono le generali osservazioni da farsi in primo luogo sopra gli occhi; egli è d'uopo in appresso esaminarli più minutamente: e per procedere con rigore e giudicarne saviamente, dovremo, se il cavallo è in luogo oscuro, condurlo in altro chiaro, e quindi osservare i suoi occhi l'un dopo l'altro, tenendoci da uno de' lati e non rimpetto ad esso. Non dobbiamo inoltre riguardarli al sole, anzi abbiasi la precauzione di porre la mano sopra l'occhio stesso per scemare il gran chiaro ed impedire la riflessione de' raggi . 

Le due parti dell'occhio da conoscersi essenzialmente, e da esaminarsi con maggior cura, sono la cornea lucida e la pupilla. 

La cornea lucida è la parte esterna dell'occhio, e la pupilla la parte interna, o sia il suo fondo.
Dalla esatta considerazione della cornea lucida dipende la perfetta conoscenza dell'occhio. Deve essa apparire chiara e trasparente in modo che possiamo rimirare la pupilla senza alcun impedimento: se poi questa parte è torbida e coperta l' avrem per indizio che il cavallo sia lunatico , vale a dire che vada di tempo in tempo soggetto a flussioni (nota 1) in quell'occhio, il quale in tal caso diviene più piccolo dell'altro, e quindi va a perdersi indubitatamente senza speranza di guarigione, poiché si disecca. Talvolta un occhio sembra più piccolo dell'altro, a motivo che la sua palpebra essendosi per un qualche accidente spaccata nel riunirsi rimane più stretta. Raramente però ciò accade ed è facile a non prendere errore, coll'osservare che l' occhio non sia né torbido né bruno. 

Egli arriva spesso, che un cavallo preso dal cimurro, o col cambiare i denti lattaiuoli , o col mettere gli scaglioni della mascella superiore, soggiaccia a tale intorbidamento di vista da supporlo cieco da un occhio, o da entrambi; col guarire però la ricupera, sebbene siensi dati più casi d'averla esso affatto perduta a motivo di questi accidenti. 

La pupilla, seconda parte dell'occhio, deve essere grande e larga , onde si possa distintamente osservare. 

Formasi talvolta nel fondo dell'occhio una macchia bianca, detta dragone (nota 2), la quale, avvegnachè piccolissima nel suo principio, giugne col tempo a coprire la pupilla, ed a privare irreparabilmente il cavallo della vista. 

E' difettoso parimenti l'occhio quando la sua pupilla è di un bianco verdastro e trasparente; viene allora indicato col nome di occhio fondo di bicchiere. Un cavallo in questo stato non è sempre cieco, corre però gran rischio di divenirlo. Quando il bianco supera il verdastro è detto occhio di pesce e rende il cavallo di aspetto traditore, e maligno ."


Nota 1 : definizione da treccani.it

flussióne s. f. [dal lat. fluxio -onis, der. di fluĕre «scorrere», supino fluxum]. –
Nella vecchia terminologia medica, nome dato a fenomeni congestizî a carattere accessionale o acuto; il termine è tuttora vivo nell’uso pop. per indicare fatti infiammatorî di vario genere, con afflusso di sangue o di altri umori in qualche parte del corpo.


Nota 2 : Dal libro "Scuola Equestre" di Federico Mazzuchelli:

"Il male del dragone, che è una specie di cateratta , incomincia con macchia bianca nell’ umor cristallino, la quale si dilata coll’addensarsi di questo umore, e della capsula, che lo rinchiude. La parte perde la qualità diafana: gli occhi diventano opachi , e velati da macchie irregolari.
...
Il male del dragone consiste nella opacità della lente cristallina, prodotta da macchie irregolari, e di diversi colori, le quali a poco a poco rendono opaca la lente; quindi la luce arrestata, non può giungere, alla retina , dove l’impressione per il veder si produce."

Altri post sull'occhio:
Il mondo con gli occhi del cavallo
Il linguaggio degli occhi 

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