"Noi siamo come nani sulle spalle di giganti, così che possiamo vedere più cose e più lontano di quanto vedessero questi ultimi; non perché la nostra vista sia più acuta, o la nostra altezza ci avvantaggi, ma perché siamo sostenuti e innalzati dalla statura dei giganti ai quali ci appoggiamo"

Bernardo di Chartres,1120

sabato 17 gennaio 2015

Un po' di colore...

Uno dei miei blog preferiti che tratta di equitazione è sicuramente "L'assioma di l'Hotte". 
E' un sito ricco di contenuti interessanti, biografie di personaggi del passato, racconti di esperienze vissute e aneddoti divertenti. Insomma tanta buona cultura ma presentata con un tocco personale dell'autore, che sa aggiungere, anche agli argomenti più impegnativi, qualche nota umoristica, un po' di colore che rende la lettura più gustosa e piacevole.  Proprio qui, tempo fa, ho letto un curioso e divertente post riguardante la "Monta all'amazzone".


Riporto alcuni passaggi:

"Una delle più grosse puttanate dell'equitazione di tutti i tempi è la "monta all'amazzone".. personalmente  la reputo una delle tante forme di violenza che "abbiamo" fatto alle donne... Montare in quella maniera è contro la logica, contro la sicurezza, contro l'intelligenza; è una pratica: scomoda, pericolosa, asimmetrica e complicata... La sola giustificazione di questa stranezza, trova una sua ragione soltanto nel senso del possesso maschile nei confronti delle donne e nei pregiudizi di ordine sessuale che consideravano scandaloso per una donna stare a gambe aperte o mostrare financo le caviglie a maschi che non fossero il marito o "chi ne facesse le veci"... Quello che è innegabile è che la sessualità femminile è stata negata e mortificata per secoli dalla religione e dalla convenienza maschile a tenere imbrigliato questo loro sano istinto ... la donna era considerata una specie di fattrice necessaria per la prosecuzione della specie alla quale era negata la gioia dell'orgasmo... 
Torniamo alla monta all'amazzone e alla sella specifica della min***a, i puritani inventarono quest'attrezzo per evitare che le nostre ave assumessero pose sconce e facessero "cattivi pensieri", bene, il primo risultato è stato questo:


una "porno sella" con evidentissimo riferimento fallico, si corse ai ripari con questo risultato: 


i "falli" son diventati 3 con l'aggiunta di un chiaro riferimento alle "corna", tutto questo mentre le donne mongole o di altre culture non puritane, non pruriginose , continuavano allegramente a montare a cavalcioni.

Tutto questo perché ?

Perché "l'oscuro oggetto del desiderio" - in equitazione - si trova strategicamente dislocato in una posizione e con un contatto inequivocabile...

Questa maniera di montare fu imposto alle signore fino agli anni 30/40 del secolo scorso, ma già nel 1902, la signora Landenburg fondò - in America - una lega contro la monta all'amazzone che da allora cominciò a perdere la sua importanza  ed ormai un reperto archeologico testimone di un'altro sopruso subito dalle donne nel corso dei secoli...
le donne si son liberate da quel modo imbecille di andare a cavallo ed hanno assaporato la gioia di una  cavalcata fatta come si deve."



Mi è ritornata in mente questa piacevole lettura quando mi sono imbattuta in questo articolo di "Donna Moderna" on line:

"Una piacevole cavalcata"


Un altro dei metodi che veniva usato per "guarire le donne dall'isteria" nell'800 era quello di fare lunghe passeggiate a cavallo nei boschi. Poi sono arrivate l'elettricità e il vibratore, e per una piacevole cavalcata bastava un marchingegno casalingo come quello nell'illustrazione.

Non aggiungo commenti perché non credo siano necessari. Dico solo che anche questa è cultura e che come scrisse il grande Nuno Oliveira:

 "Bisogna sentire ed arrivare fino all'emozione!"

Grande rispetto per Oliveira che indubbiamente si riferiva a più profonde senzazioni ed emozioni e senza voler togliere nulla al grande valore di questa frase,  mi sia concessa questa personale interpretazione del pensiero che sembra calzare a pennello con l'argomento.
Una irriverente nota di colore  solo per accendere un sorriso...

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